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Lo studio offre la possibilità di scegliere trattamento con Dentosofia, su richiesta del paziente e/o della Sua Famiglia.

Data la grande richiesta per Dentosofia  pervenutami dai genitori negli ultimi anni, delineo qui il mio pensiero in merito e soprattutto le linee guida che applico per questa tipologia di trattamenti.

La Dentosofia è un approccio alternativo alle comuni terapie ortodontiche e si pone come fine ideale il riequilibrio della bocca in relazione al resto dell'organismo. In effetti, dell’ortodonzia ripropone molti interventi già noti, quali l’approccio miofunzionale della riabilitazione muscolare. Lo stesso Montaud, fondatore della Dentosofia, definisce la Dentosofia “una terapia caratterizzata da un approccio umanistico all’arte dentistica, basata su tecniche funzionali conosciute, che pone in evidenza il legame tra l’equilibrio della bocca e l’equilibrio dell’essere umano” e la inquadra chiaramente in un più ampio panorama di approcci funzionali alla riabilitazione delle funzioni orali.

Mi sembra possibile proporre la Dentosofia senza che questo sia necessariamente in antitesi con l’approccio ortodontico tradizionale, limitando in tal modo quelli che possono essere i rischi della Dentosofia stessa . In particolare, trattandosi di una pratica per cui non esiste validazione scientifica, è doveroso garantire ai giovani pazienti, tanto più perché pazienti minori e in crescita, una diagnosi rigorosa secondo tutti i canoni dell’Ortodonzia tradizionale e un monitoraggio trimestrale da parte dell’Ortodontista.

La diagnosi permette una selezione accurata del paziente candidato alla Dentosofia, e assicura ai genitori l’identificazione dei casi che possono avere diritto alla copertura secondo Cassa Malati di base o secondo Assicurazione Invalidità, casi non sempre identificabili se non vengono eseguite le opportune radiografie.

Il monitoraggio permette di reindirizzare il paziente all’ortodonzia tradizionale nel caso in cui il trattamento dentosofico non sortisca gli effetti sperati, cosa che può avvenire sia per inefficacia del trattamento stesso sia per non piena collaborazione del paziente.

È giusto ricordare che i giovani pazienti sono soggetti in crescita e non è corretto sostenere che la Dentosofia sia scevra da rischi ed effetti collaterali, in quanto trattamenti inefficaci comportano uno spreco di tempo “di crescita”, tempo che il paziente non potrà recuperare in età più adulta.

Anche non fare la cosa giusta è un danno, forse uno dei più insidiosi. Allo stesso modo trovo corretto fornire anche i trattamenti di Dentosofia proprio in virtù del patrimonio comune che hanno con i principi dell’Ortodonzia funzionale, per il rapporto umano e personale che l’operatore riesce ad instaurare con i pazienti e per la bella presa di consapevolezza dei problemi della bocca che il paziente acquisisce nel corso di questi trattamenti.

La Dentosofia ottiene bei  successi nei casi ortodontici disfunzionali, ovvero in quei casi in cui per far migliorare l'allineamento e la chiusura dei denti è indicato isolare le arcate stesse dai muscoli o stimolare i muscoli in una determinata direzione. È il caso dei morsi aperti da deglutizione atipica, delle seconde classi (arcata superiore troppo sporgente rispetto all'inferiore) da intrappolamento del labbro inferiore o da respirazione orale comportamentale (ovvero non sostenuta da limiti anatomici come severa ipertrofia adenoidea o ipertrofia dei turbinati). Sono tutti questi casi in cui allontanare, rieducare  il muscolo e guidare l’occlusione produce il miglioramento della malocclusione.

In questo contesto  l'aspetto psicosomatico è molto rilevante. Il paziente, se ben motivato, è capace di guidare la guarigione per il semplice motivo che, proprio perché motivato, impara cosa sia il sigillo labiale, impara in che modo chiudere la bocca, e ciò che all'inizio è solo imparato poi diventa un automatismo. È normale per tutti pensare che si possa imparare a fare un tuffo di testa, fintanto che sia naturale farlo. Perché è così strano pensare che si impari ad esempio a deglutire correttamente, che è tanto più semplice che fare un tuffo di testa?
Al contrario, alcune malocclusioni poco hanno a che vedere con  l'argomento muscolare, e sono squisitamente anatomiche e geneticamente determinate. Addirittura talvolta sono collegabili a iperattività muscolare di muscoli sanissimi e particolarmente efficienti. È il caso dei morsi profondi nei soggetti brachifaciali (faccia squadrata, mandibola alla Ridge di Beautiful). Casi difficilmente trattabili con la dentosofia sono anche gli affollamenti superiori ai 7 mm all’arcata inferiore, le microdonzie (denti piccoli e spaziati), le seconde classi morso profondo, le inclusioni canine, le agenesie (mancanza di uno o più denti), le terze classi da severa ipermandibolia.

 

I parametri proposti dalla dentosofia  per un'occlusione ideale sono identici a quelli della comune ortodonzia, scarsi overbite e overjet, guide canine poco vincolanti, libertà di movimento laterale della mandibola.

L’obiettivo di un’occlusione di questo tipo è pienamente condivisibile e condivisa dall’ortodontista.

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